Film vincitore pari merito al Festival di Cannes insieme a Viridiana di Bunuel, il film di Colpi partendo da un testo di Marguerite Duras costruisce un racconto lineare di evidente intensità che si avvale d'inquadrature sospese su silenzi e campi lunghi che dilatano l'inquietudine della protagonista, una donna vedova di guerra, che stenta a volersi rifare una vita, non dimentica del proprio amato sparito in guerra e che pensa di riconoscere in un misterioso vagabondo che durante un'estate post bellica appare in una Parigi periferica, mettendo in gioco le sue passioni e i suoi ricordi.
Thérèse (Alida Valli) tenterà a suo modo di far recuperare la memoria al proprio amato, dimentico di tutto, se non di varie arie d'opera in cui lo stesso pare ritrovare uno stimolo ad un'esistenza vagabonda, sostenuta da un'attività artigianale di collage in cui è ravvisabile la frammentarietà dei propri ricordi, ormai spersonalizzati, come i propri sentimenti, che Thérèse cerca di far riaffiorare invano nell'uomo da lei un tempo amato.
Colpi intesse lentamente attraverso dissolvenze e dialoghi rarefatti l'anelante desiderio di Thérèse di ritrovare nel misterioso vagabondo il proprio amato, lasciando nello spettatore una lieve incertezza di fondo, seppur pian piano s'insinui anche in noi la convinzione delle ragioni della sofferente protagonista che in un finale ambiguamente sospeso continuerà ad aspettare, perché come lei stessa rammenta il freddo gli farà desiderare il calore domestico mentre l'estate rappresenta la libertà, quindi solo l'inverno lo farà tornare da lei, forse...
Thérèse (Alida Valli) tenterà a suo modo di far recuperare la memoria al proprio amato, dimentico di tutto, se non di varie arie d'opera in cui lo stesso pare ritrovare uno stimolo ad un'esistenza vagabonda, sostenuta da un'attività artigianale di collage in cui è ravvisabile la frammentarietà dei propri ricordi, ormai spersonalizzati, come i propri sentimenti, che Thérèse cerca di far riaffiorare invano nell'uomo da lei un tempo amato.
Colpi intesse lentamente attraverso dissolvenze e dialoghi rarefatti l'anelante desiderio di Thérèse di ritrovare nel misterioso vagabondo il proprio amato, lasciando nello spettatore una lieve incertezza di fondo, seppur pian piano s'insinui anche in noi la convinzione delle ragioni della sofferente protagonista che in un finale ambiguamente sospeso continuerà ad aspettare, perché come lei stessa rammenta il freddo gli farà desiderare il calore domestico mentre l'estate rappresenta la libertà, quindi solo l'inverno lo farà tornare da lei, forse...
2 commenti:
Ben tornato... Interessante scelta cinefila...
Grazie... :) ora attendo di riprendere anche le visioni in sala... ;)
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