07/09/09

Closer

Closer potrebbe costituire una sorta di aggiornamento delle riflessioni sulle dinamiche di coppia, svolte a suo tempo con l'ottimo Conoscenza carnale dal graffiante Nichols, seppur con tutti i necessari distinguo per le vicende messe in gioco; perché se nel precedente film si assisteva ad un racconto che metteva in scena un triangolo tra amici, qui ad essere fotografati sono degli sconosciuti contemporanei, destinati ad incontrarsi e a legarsi in un gioco di relazioni e bugie che ben rappresentano le vicissitudini sentimentali dei nostri giorni.
Il testo di Marber evidenzia la sua origine teatrale e Nichols mette in scena le storie narrate come atti teatrali scanditi dal tempo che rimescola continuamente le carte e i rapporti tra i vari personaggi. Si potrebbe pensare alla solita storia di scambi di partner e tradimenti, ma quello che emerge con chiarezza è lo sguardo ancora apparentemente lucido di Nichols nel raccontare le debolezze maschili, le idiosincrasie, le gelosie, le velleità di dominazione sull'altro sesso e gli errori compiuti nel cercare di comprendere e di amare qualcuno senza prima aver guardato dentro se stessi.
Sicuramente spicca tra le due figure maschili quella di Clive Owen, quale rappresentante di una mascolinità più determinata e scaltra rispetto a quella melliflua e indecisa di un Jude Law confuso, immaturo, alla ricerca di una verità che forse sarebbe opportuno non sempre ricercare a tutti i costi, se poi non si è in grado di coglierne altre ben più profonde e determinanti, come il finale del film c'insegna.
Film che si apre e si chiude sulla Portman, figura apparentemente fragile, ma in realtà capace di dimostrare sentimenti e pensieri che il povero Law forse non comprenderà mai, emblema di una femminilità e di una capacità affettiva e sentimentale che non riesce ad essere incarnata in maniera altrettanto efficace dalla Roberts, quale contraltare problematico e perennemente instabile nella propria infelicità ricercata interiormente.
Nichols sulle note di Così fan tutte di Mozart elabora un racconto che tenta di fotografare la nostra contemporaneità affettiva e le sue dinamiche imperscrutabili, riuscendo a cogliere in diversi dialoghi e battibecchi l'ambiguità di fondo delle relazioni odierne e dell'incapacità a legarsi veramente a qualcuno, a riuscire ad amarlo senza concentrarsi solo su se stessi.
Nulla di nuovo come si diceva e sicuramente ci si potrà riferire ad altre opere più ciniche e raggelanti nel ritrovare un ritratto ancor più fedele delle nostre dinamiche affettive, ma si deve riconoscere a Nichols di aver saputo dirigere adeguatamente almeno tre attori su quattro e di aver tentato di recuperare un po' dello smalto ormai lontano della New Hollywood di cui è stato uno dei rappresentanti più significativi.

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