10/09/09

La signora nel cemento

Secondo episodio per l'investigatore Tony Rome (Frank Sinatra), già protagonista di una precedente ed omonima avventura sempre diretta da Gordon Douglas che anche questa volta rievoca reminiscenze chandleriane sin dal titolo, ma il piglio per quanto sempre scanzonato e tipicamente pop con ironia al punto giusto, non sembra riuscire a sostenere del tutto una storia con tutti gli ingredienti giusti per rievocare Addio mia amata sempre del beneamato Chandler.
La Welch icona sexy del tempo, nonostante l'apparizione in costume da bagno e il piglio da donna ambigua su cui far ruotare le indagini a causa di certe sue frequentazioni di dubbio gusto sociale e legale, non basta a rendere piccante il piatto servitoci, ma Sinatra non smentisce il proprio personaggio, giocatore incallito, battuta pronta, pugno lesto e amici in polizia, nonostante i private eye siano per antonomasia indigesti alle forze dell'ordine, tant'è che stavolta rischia pure di venire incastrato a causa delle proprie indagini sempre a rischio intralcio con la giustizia.
Forse la scrittura questa volta non sembra aggiungere molto al personaggio e alle vicissitudini che Rome si ritrova a dover affrontare per risolvere un caso apparentemente intricato, ma di cui si delineano sin dall'inizio le potenziali ragioni del suo avvio.
La signora nel cemento a quanto pare non sfugge alla regola per cui un attore non può rivestire per due volte lo stesso ruolo d'investigatore privato confidando nello stesso felice esito della prima avventura cinematografica, come dimostrano il fascinoso "faccia da schiaffi" Harper di Newman e il Marlowe bolso e stanco di Mitchum.
Meglio seguire gli esempi di Bogart o di Gould che nell'incarnare Marlowe si sono fermati ad un solo film, cosa che avrebbe dovuto fare anche Sinatra, ma come detective riesce sicuramente ad essere più credibile ed affidabile della storia in cui si ritrova coinvolto.

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