Un ulteriore sguardo alla famiglia italiana compiuto da uno degli attori più rappresentativi del nostro cinema contemporaneo, passato dietro la macchina da presa, che si cimenta in questa sua opera prima che non lascia indifferenti, nonostante alcuni aspetti ancora da limare, ma che rendono il film degno di essere fruito, perché si lascia apprezzare per il tema trattato.
Kim Rossi Stuart sceglie un ruolo di padre single arrabbiato, frustrato da una relazione affettiva non funzionale, che sembra ad un certo punto poter ritrovare una serenità perduta, ma che il già maturo, per la sua età, Tommi (Alessandro Morace) percepisce come una futura nuova sconfitta e disagio per la serenità domestica, apparentemente fissata su un equilibrio precario.
Il film sembra seguire un proprio percorso narrativo in cui non si ha un vero e proprio decollo emozionale o drammatico, nonostante non manchino i momenti difficili, dove tutto appare quasi trattenuto come il dolore e il disagio di Tommi, che appare come la figura cardine del film e come tale in grado di reggere tutto il peso delle emozioni del racconto; è come se il regista gravasse su di lui, non solo nella finzione ma anche nell'atto narrativo stesso, il compito di sostenere l'efficacia e l'esito di questa storia e bisogna ammettere che il giovane attore ci riesce perfettamente, facendo emergere attraverso i suoi silenzi, i suoi sguardi ed incertezze problematiche non indifferenti, che forse troveranno finalmente uno sfogo o comunque un equilibrio almeno nei confronti della figura paterna, così giovane e incapace di comprendere appieno la propria rabbia rancorosa, che spesso coinvolge in scelte troppo difficili per la loro età i due figli minori.
Film in cui le emozioni emergono forti al termine della narrazione, che scava in un disagio effettivo e affettivo non così scontato, che alla lunga distanza cresce e aiuta lo spettatore a riflettere, nonostante certi contrasti o scelte di sceneggiatura non sempre adeguate, ma che almeno una volta tanto, nella loro semplicità e non novità riescono a restituirci una storia sincera e sentita.
Kim Rossi Stuart sceglie un ruolo di padre single arrabbiato, frustrato da una relazione affettiva non funzionale, che sembra ad un certo punto poter ritrovare una serenità perduta, ma che il già maturo, per la sua età, Tommi (Alessandro Morace) percepisce come una futura nuova sconfitta e disagio per la serenità domestica, apparentemente fissata su un equilibrio precario.
Il film sembra seguire un proprio percorso narrativo in cui non si ha un vero e proprio decollo emozionale o drammatico, nonostante non manchino i momenti difficili, dove tutto appare quasi trattenuto come il dolore e il disagio di Tommi, che appare come la figura cardine del film e come tale in grado di reggere tutto il peso delle emozioni del racconto; è come se il regista gravasse su di lui, non solo nella finzione ma anche nell'atto narrativo stesso, il compito di sostenere l'efficacia e l'esito di questa storia e bisogna ammettere che il giovane attore ci riesce perfettamente, facendo emergere attraverso i suoi silenzi, i suoi sguardi ed incertezze problematiche non indifferenti, che forse troveranno finalmente uno sfogo o comunque un equilibrio almeno nei confronti della figura paterna, così giovane e incapace di comprendere appieno la propria rabbia rancorosa, che spesso coinvolge in scelte troppo difficili per la loro età i due figli minori.
Film in cui le emozioni emergono forti al termine della narrazione, che scava in un disagio effettivo e affettivo non così scontato, che alla lunga distanza cresce e aiuta lo spettatore a riflettere, nonostante certi contrasti o scelte di sceneggiatura non sempre adeguate, ma che almeno una volta tanto, nella loro semplicità e non novità riescono a restituirci una storia sincera e sentita.
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