13/12/09

A Serious Man

Il nuovo film dei Coen è quello il cui spirito di fondo maggiormente si avvicina alla mia visione del mondo in questo momento, nonostante sia sicuro - e non è falsa modestia - di non aver percepito appieno tutti i significati nascosti ed il senso profondo di un film che ancora una volta ci stupisce e ci dimostra l'insensatezza del mondo e della vita; il tutto con uno spirito yiddish inconfutabile, ma non nel senso più caustico o più superficialmente percepibile da noi gentili.
No, questa volta i fratelli Coen giocano ora più che mai a casa propria, richiamando alla mente ricordi, situazioni e aspetti della propria cultura, immersa nel paese della democrazia e del rispetto, ma che così tanto professati non sembrano esserlo, come dimostrano le varie ipocrisie sottese, il razzismo o le presunte devianze sessuali, sempre in agguato e descritte in maniera sarcastica dai fratelli Coen.
A Serious Man è un film dagli evidenti tratti biblici, in cui non si ride come ci si aspetterebbe, perché in fondo è un film serio, paradossalmente grottesco nella propria visione del mondo e del cinema stesso, da cui traspaiono domande cui il protagonista non riesce a trovare senso e risposta, in quanto neppure i depositari del sapere religioso sono in grado di darglielo, narrando episodi o aneddoti, da cui chiunque si aspetterebbe un esito utile per rispondere ad una semplice ma al tempo stesso indefinibile domanda: perché?
Larry (Michael Stuhlbarg) potrebbe avere una risposta dalla scienza stessa, ma questo non gli è possibile, perché egli stesso non riesce ad essere chiaro verso coloro che dovrebbero rapportarsi con lui, creando un vuoto di senso e di significato ai suoi stessi segni e alla propria vita, vista in parallelo con quella del proprio figlio prossimo al bar mitzvah.
Non esiste speranza o meglio un senso, una risposta possibile al nostro destino e alle nostre azioni, anche quando sembra possibile che tutto si possa risolvere, qualcosa andrà male e non è dato sapere se per nostro errore, con conseguente punizione divina secondo il credo ebraico della divinità castigatrice, oppure perché non esiste un vero senso profondo e forse Larry dovrebbe rinunciare a voler capire, comprendere, ma non gli è possibile abdicare per cercare di riacquistare quella noiosa tranquillità da lui tanto agognata.
Non si ride come ci si aspetterebbe normalmente, ma si apprezza l'intelligenza satirica e sarcastica di questi registi capaci di scardinare stereotipi cinematografici per crearne forse dei nuovi, più spiazzanti e difficilmente apprezzabili, ma che denotano una lettura molto accurata, che io stesso so di non aver colto sino in fondo, forse rischiando, pure io, di essere travolto nella mia ricerca di risposte, da qualche punizione divina.

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