Il cinema è morto. Evviva il cinema. Mitridatizzati da una fruizione e una visione di cinema di per se stessa ritualmente mortifera, quali zombie romeriani e non più vampiri di una visione obituariale di immagini che scorrono su maxischermi tecnologici, dimentichi della magia che è stata un tempo, verso una fruizione sempre più consueta e sempre meno affascinante, ormai la nostra nuova attrattiva è il 3D, tecnologia non così nuova come vorrebbero farci credere, che tenta di rinverdire i fasti di una visione ormai funerea di un'arte che sembra incapace di sopravvivere al proprio pubblico, sempre più avvezzo alla fruizione in streaming o casalinga che sia, perché sempre meno sembra aversi voglia del cinema in sala, perché anche il cinema ormai è più un fatto privato che collettivo, anche se si è in un multisala dalle poltrone avvolgenti e dagli schermi che coprono metri quadrati del visibile e anche oltre.
E allora muoviamoci in massa, godiamo di qualcosa di apparentemente nuovo, ma che in fondo rappresenta lo spirito di sempre del cinema, creare una magia per gli occhi, perché in fondo il cinema è sempre stato questo e anche questa storia, fedele al racconto dickensiano e alla sua critica sociale rivive fastosamente per diventare una storia per soli adulti, quindi bambini astenetevi se potete, per quanto possa sembrarvi divertente vedere degli attori in carne ed ossa trasformati in cartoni animati di pregevolissima fattura, alle prese con spiriti che ben poco hanno di rassicurante. E mai ne ebbe l'intenzione lo stesso autore del racconto.
Inutile ricordare la storia, la si conosce già, c'è da domandarsi se la sua lezione, in fondo sempre attuale, possa ancora fare breccia nei nostri cuori e nelle nostre menti stanche e aiuti coloro che non amano più il Natale e coloro che ne amano lo spirito più superficiale a ritrovare quella lucidità e quella umanità e volontà di redenzione che sempre più spesso pare altro da noi. Più che altro c'è da domandarsi se proprio questa ennesima versione digitale e ipertecnologica sia in grado di rinverdire lo spirito del racconto dickensiano.
E allora muoviamoci in massa, godiamo di qualcosa di apparentemente nuovo, ma che in fondo rappresenta lo spirito di sempre del cinema, creare una magia per gli occhi, perché in fondo il cinema è sempre stato questo e anche questa storia, fedele al racconto dickensiano e alla sua critica sociale rivive fastosamente per diventare una storia per soli adulti, quindi bambini astenetevi se potete, per quanto possa sembrarvi divertente vedere degli attori in carne ed ossa trasformati in cartoni animati di pregevolissima fattura, alle prese con spiriti che ben poco hanno di rassicurante. E mai ne ebbe l'intenzione lo stesso autore del racconto.
Inutile ricordare la storia, la si conosce già, c'è da domandarsi se la sua lezione, in fondo sempre attuale, possa ancora fare breccia nei nostri cuori e nelle nostre menti stanche e aiuti coloro che non amano più il Natale e coloro che ne amano lo spirito più superficiale a ritrovare quella lucidità e quella umanità e volontà di redenzione che sempre più spesso pare altro da noi. Più che altro c'è da domandarsi se proprio questa ennesima versione digitale e ipertecnologica sia in grado di rinverdire lo spirito del racconto dickensiano.
Nessun commento:
Posta un commento