07/01/10

Sherlock Holmes

Gli amanti del personaggio di Conan Doyle vi intravederanno un tradimento della figura da loro amata, in quanto Guy Ritchie ci offre una visione decisamente più vicina all'estetica contemporanea del cinema d'azione, ma in fondo Ritchie, redivivo dopo un appannamento temporaneo, giustifica questa sua scelta optando per un Holmes più giovane e più vicino a certe abitudini poco ortodosse della propria vita, che trovano in Robert Downey Jr. un fedele rappresentante anche nella vita reale o almeno nel suo recente passato.
Il regista inglese ci mette del suo nella regia, attraverso l'uso di slow motion e riferimenti ad altri suoi film precedenti in cui lo scontro fisico e il montaggio rivelatore costituivano elementi narrativi portanti delle sue storie.
Sembra proprio che Londra sia il suo luogo ideale in cui ambientare il proprio cinema, che sia quella contemporanea o quella del passato, ricostruita in maniera assai precisa e affascinante, i bassifondi sono per il regista inglese irrinunciabili e necessari allo sviluppo delle proprie storie.
Il personaggio di Holmes a parte apparenti licenze autoriali rimane fedele al proprio metodo d'indagine e disvela tutta la propria ironia ed astuzia, contrapposta all'apparente magia nera del suo avversario, quale scontro tra positivismo scientifico e forze sovrannaturali. Gli stessi combattimenti posti in essere da Holmes denotano una perizia scientifica nell'affrontare i propri avversari con consapevole esito dei risultati ottenibili, ma l'apparente sovrannaturalità del suo avversario pare smentire le sicurezze dell'astuto ed intelligente investigatore.
Sarà il finale esplicativo, attraverso il montaggio accellerato che ripercorrerà i momenti salienti della propria indagine, a consentire ad Holmes a riprendersi la rivincita delle proprie ragioni, dimostrando come tutto sia perfettamente comprensibile e spiegabile attraverso la scienza da lui stesso sperimentata.
Film che scorre piacevolmente via, in cui si sorride quanto basta e ci si diverte, con preludio ad un inevitabile (forse) seguito; colpevole piacere della visione o semplice sciocchezzuola, come potrebbero dire i veri critici, snobisticamente parlando, ma c'è in fondo la soddisfazione perversa che questo film ha battuto il classico cinepanettone nostrano e questa sì che è una considerazione veramente snob da parte mia.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ma sai che c'è gente che paragona questo holmes a dr house? e si lamenta che è troppo disinvolto e poco inglese?

Pereira ha detto...

Sicuramente il metodo d'indagine è lo stesso, infatti House si basa sugli indizi per individuare il colpevole, ovvero la malattia, ma direi che il paragone si può fermare qui, ma sarebbe più corretto dire che House s'ispira ad Holmes, ma per il carattere ho i miei dubbi.
Sull'inglesità di Holmes, se si riferiscono al fatto che l'attore che lo interpreta è americano posso capirlo, ma è comunque evidente che Ritchie ha voluto restituirci un'immagine più contemporanea e conforme ai gusti di un pubblico che cerca l'azione e l'intrico narrativo nelle sue storie, quindi l'Holmes del film non ha quell'aplomb british che i più si aspetterebbero dal personaggio cartaceo. Per il resto il film si lascia vedere... ;-)

Anonimo ha detto...

(mi vergogno molto e rimedierò presto, io il dr house non l'ho mai visto)
a me è piaciuto molto. ma che cercano le persone quando vanno al cinema? è veloce, una storia complicatissima, c'è ironia, mistero, suspense. ci si diverte. è ben girato. che vuoi di più? ho il sospetto che a volte si critichi tanto per criticare.
:-)

Pereira ha detto...

Non è una colpa non aver visto il Dr. House come non è una colpa andare a vedere questo film, che a suo modo offre una visione meno istituzionale del personaggio letterario, pur prendendo spunto da alcune sue caratteristiche di fondo e forse per questo alcuni hanno avanazato delle riserve in merito, ma il fatto che mi sia piaciuto mi dimostra che in fondo non sono ancora un vecchio parruccone integralista ;-) :-D