Fatevi un regalo. Evitate di andare a vedere le solite commedie nostrane. Tanto si sa... Verdone non ha più molto da dire e credo che qualcosa d'interessante ce lo stesse dicendo proprio grazie alle sue commedie crepuscolari, al momento accantonate per qualcosa di apparentemente classico, ma chissà quanto ancora in grado di divertire, ed il panorama intorno a noi non mi rassicura granché.
Quindi, se volete divertirvi e sorridere andate a vedere questo nuovo film di Fatih Akin, divenuto famoso con un'opera drammatica e compatta come La sposa turca ed ora passato ad altro genere senza abbandonare il suo sguardo accorto verso la multietnicità.
La bravura del regista turco-tedesco è quella di non forzare gli stereotipi culturali, di non renderli come le solite macchiette su cui teorizzare il confronto razziale, forse perché altrove il confronto esiste davvero, mentre qui da noi si continua a discutere di immigrazione clandestina e di classi miste da contenere il più possibile come se si parlasse del sesso degli angeli.
Akin sa usare e dosare con astuzia gli ingredienti giusti per cucinare un film che sa divertire, dove i bisogni primari dei suoi protagonisti, legati alla corporalità riescono ad essere sfumati e trasfigurati in maniera assolutamente ironica, in cui tutto scivola via con gusto e piacere e ci si appassiona e diverte per le peripezie del suo protagonista, alle prese con il proprio locale e cambiamenti continui lungo il suo percorso ad ostacoli. Tranquilli, il lieto fine è assicurato, ma una volta tanto è davvero un piacere sperare e vedere che almeno al cinema le cose possano davvero andare come si vorrebbe.
Quindi, se volete divertirvi e sorridere andate a vedere questo nuovo film di Fatih Akin, divenuto famoso con un'opera drammatica e compatta come La sposa turca ed ora passato ad altro genere senza abbandonare il suo sguardo accorto verso la multietnicità.
La bravura del regista turco-tedesco è quella di non forzare gli stereotipi culturali, di non renderli come le solite macchiette su cui teorizzare il confronto razziale, forse perché altrove il confronto esiste davvero, mentre qui da noi si continua a discutere di immigrazione clandestina e di classi miste da contenere il più possibile come se si parlasse del sesso degli angeli.
Akin sa usare e dosare con astuzia gli ingredienti giusti per cucinare un film che sa divertire, dove i bisogni primari dei suoi protagonisti, legati alla corporalità riescono ad essere sfumati e trasfigurati in maniera assolutamente ironica, in cui tutto scivola via con gusto e piacere e ci si appassiona e diverte per le peripezie del suo protagonista, alle prese con il proprio locale e cambiamenti continui lungo il suo percorso ad ostacoli. Tranquilli, il lieto fine è assicurato, ma una volta tanto è davvero un piacere sperare e vedere che almeno al cinema le cose possano davvero andare come si vorrebbe.
2 commenti:
Ho apprezzato molto La sposa turca... intendo proprio per la regia... Ora seguirò il tuo consiglio per questo nuovo film...
Però, faccio finta che non hai detto niente sul finale!!
non si rimborsa il biglietto... ;-)
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