Solitamente film come questo che passano attraverso festival cinematografici rischiano di non essere visti se non in poche limitate e dedicate sale, ma nel suo caso si può parlare anche di boicottaggio politico a causa di alcune opinioni espresse da uno dei protagonisti nei confronti dell'onorevole Alessandra Mussolini e il sindaco di Verona Flavio Tosi. Opinioni la cui estrapolazione al di fuori del contesto narrativo si trasformano in gratuite offese ai diretti interessati, invece di essere ricondotte al discorso narrativo in cui sono inserite, ma questo solitamente alla stampa non interessa, l'importante è che lo scandalo e la polemica siano sempre in agguato, seppur senza alcun giovamento per la distribuzione del film, che una volta tanto sarebbe stata gradita e necessaria.
Anzi il film è stato inizialmente bloccato e solo ora si rende visibile nelle sale e a suo modo costituisce un altro esempio di come la cinematografia rumena stia offrendo un interessante sguardo non solo sul suo passato comunista e dittatoriale, ma anche sul suo presente di nazione con i suoi pregiudizi e timori nei confronti dell'Italia, a dimostrazione del fatto che non siamo solo noi ad avere dei timori verso i rumeni, anzi il pensiero negativo è reciproco ed è questo l'aspetto che a prima vista salta agli occhi, come se la realtà fosse ribaltata, ma in verità è proprio questa, solo che è più facile pensare che siamo solo noi ad avere diritto di lamentarci e dimenticare ciò che siamo e negare che gli altri abbiano ragioni o dubbi da avanzare nei nostri confronti con inevitabili insulti a causa di uscite discutibili di alcuni rappresentanti politici nostrani.
Paunescu, attraverso una regia che sfrutta il piano sequenza statico, costruisce quadri molto semplici, ma efficaci da cui emerge un sostrato sociale e politico difficile in cui Francesca come ogni altra persona del suo paese si ritrova a dover convivere, in cui l'allusione sessuale, la morbosità, la sottomissione femminile sono elementi suggeriti e sottesi con cui una donna piacente e giovane come lei deve fare i conti, quasi con naturalezza e indifferenza, proiettando le sue aspettative, seppur non così certe, verso quel paese l'Italia, verso il quale molti cercano fortuna.
Sono prevalentemente gli uomini a tentare di disilluderla, a invitarla a non partire, a rinunciare, attraverso modi e discorsi che al di là dei pregiudizi verso il nostro paese, giustificati o meno che si voglia pensare, denotano un problema di confronto culturale che ancora adesso fatichiamo a superare e quasi una sorta di desiderio di possessione sessuale malcelata verso la figura femminile in genere, quale soggetto da sottomettere.
Accanto alla storia di Francesca, in cui si insinua il dubbio sul suo futuro lavoro come badante, alla luce dei rischi che corrono le giovani ragazze che arrivano in Italia con speranze di lavoro oneste, Paunescu ci racconta quella del suo ragazzo, alle prese con un debito con alcuni malviventi locali che accresce la tensione del racconto e che s'inserisce come una spina nel fianco nella già non facile scelta che la protagonista deve operare, ignorando i pericoli che potrebbero giungerle proprio dall'ambiente così rassicurante ed onesto descrittogli dagli amici e parenti che la vorrebbero ancora nel suo paese.
Un film che nella sua statica semplicità offre uno sguardo capovolto della realtà e aiuta a riflettere su aspetti che spesso ignoriamo o tendiamo a dimenticare per la nostra rassicurante serenità.
Anzi il film è stato inizialmente bloccato e solo ora si rende visibile nelle sale e a suo modo costituisce un altro esempio di come la cinematografia rumena stia offrendo un interessante sguardo non solo sul suo passato comunista e dittatoriale, ma anche sul suo presente di nazione con i suoi pregiudizi e timori nei confronti dell'Italia, a dimostrazione del fatto che non siamo solo noi ad avere dei timori verso i rumeni, anzi il pensiero negativo è reciproco ed è questo l'aspetto che a prima vista salta agli occhi, come se la realtà fosse ribaltata, ma in verità è proprio questa, solo che è più facile pensare che siamo solo noi ad avere diritto di lamentarci e dimenticare ciò che siamo e negare che gli altri abbiano ragioni o dubbi da avanzare nei nostri confronti con inevitabili insulti a causa di uscite discutibili di alcuni rappresentanti politici nostrani.
Paunescu, attraverso una regia che sfrutta il piano sequenza statico, costruisce quadri molto semplici, ma efficaci da cui emerge un sostrato sociale e politico difficile in cui Francesca come ogni altra persona del suo paese si ritrova a dover convivere, in cui l'allusione sessuale, la morbosità, la sottomissione femminile sono elementi suggeriti e sottesi con cui una donna piacente e giovane come lei deve fare i conti, quasi con naturalezza e indifferenza, proiettando le sue aspettative, seppur non così certe, verso quel paese l'Italia, verso il quale molti cercano fortuna.
Sono prevalentemente gli uomini a tentare di disilluderla, a invitarla a non partire, a rinunciare, attraverso modi e discorsi che al di là dei pregiudizi verso il nostro paese, giustificati o meno che si voglia pensare, denotano un problema di confronto culturale che ancora adesso fatichiamo a superare e quasi una sorta di desiderio di possessione sessuale malcelata verso la figura femminile in genere, quale soggetto da sottomettere.
Accanto alla storia di Francesca, in cui si insinua il dubbio sul suo futuro lavoro come badante, alla luce dei rischi che corrono le giovani ragazze che arrivano in Italia con speranze di lavoro oneste, Paunescu ci racconta quella del suo ragazzo, alle prese con un debito con alcuni malviventi locali che accresce la tensione del racconto e che s'inserisce come una spina nel fianco nella già non facile scelta che la protagonista deve operare, ignorando i pericoli che potrebbero giungerle proprio dall'ambiente così rassicurante ed onesto descrittogli dagli amici e parenti che la vorrebbero ancora nel suo paese.
Un film che nella sua statica semplicità offre uno sguardo capovolto della realtà e aiuta a riflettere su aspetti che spesso ignoriamo o tendiamo a dimenticare per la nostra rassicurante serenità.
2 commenti:
volevo vederlo ma ero troooppo stanco...alle 21.30 già dormivo!!!
E cmq Falvio Tosi merda, merda chi non lo dice!!!! MERDAAA!!!
ahahahah... sicuramente non ha i ritmi di un film d'azione... ;-)
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