20/05/10

Il profeta

Jacques Audiard dimostra di essere uno degli autori più interessanti di questi anni, i cui film andrebbero recuperati e rivisti per apprezzarne lo stile e la scrittura, in questo caso a più mani e di questo film si stima ancora una volta l'acutezza dello sguardo, il tocco registico e la scelta non banale dei suoi interpreti nonché l'intreccio narrativo, per quanto vi siano accenni onirici che potrebbero, nella loro astrazione, allontanare il racconto dalla crudezza e veridicità cui si appella.
Il profeta, in originale è utilizzato l'articolo indeterminativo di per sé più sfumato e meno qualificante della condizione umana e del ruolo rivestito dal protagonista, un franco-tunisino alle prese con la sua prima esperienza in un carcere adulto, in cui imparerà a sopravvivere e a crescere attraverso una mutazione progressiva datagli dallo studio e dagli incontri con la popolazione carceraria che lo popola, è un romanzo di formazione criminale intelligente e poco accondiscendente verso il sistema carcerario, tanto da disvelarne le ipocrisie e i gangli del sistema legale, abilmente raggirato da coloro che detengono il potere effettivo.
Film assai diverso dallo spagnolo Cella 211, che a suo modo palesa ulteriormente gli ingranaggi e i meccanismi del mondo carcere, andando a scavare nei giochi di potere interni di chi comanda nel contesto del sistema dei detenuti, gettando uno sguardo sulla questione Corsa e sulla contrapposizione culturale, di cui Malik (Tahar Rahim) costituisce un tramite linguistico e di mediazione che saprà sfruttare col tempo a suo vantaggio, in una progressione narrativa, in grado di rivelare attraverso sfumature del personaggio in costante mutazione, che tiene desta l'attenzione senza enfasi eccessive, lasciando sempre il dubbio sul destino per quanto tracciato del suo protagonista, in un'ascesa che non ha i tratti dell'epica, ma che si dispiega lentamente e gradualmente attraverso dubbi, incertezze e tensioni con cui il nostro antieroe dovrà confrontarsi straniero tra gli stranieri, anche nei confronti degli appartenenti alla sua stessa cultura, alla ricerca di un'identità che imparerà a riconoscere e riscoprire senza retorica, per questo dimostrando la propria intelligenza e capacità identificativa, imparando anche a riconoscere sentimenti che inizialmente sembrano non riguardarlo affatto.

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