
Opera godibile, che si aggiunge ad un filone ricco sul tema, dove l'aspetto on the road appare come elemento più debole e convenzionale rispetto alla prima parte, che non sfugge anch'essa a stereotipi e meccanismi narrativi tipici del genere, ma con una vena ironica forte e anticonvenzionale, che col tempo pare perdersi lungo l'arco del racconto.
Forse il problema di film come questo è l'impossibilità nel riuscire a declinare in maniera nuova tematiche che fanno parte del nostro patrimonio cinematografico, inteso in senso universale, e che un film forse definitivo come quello dei Coen sembrano aver reso ormai difficilmente rappresentabili in altra maniera, seppur i fratelli ebrei abbiano optato per uno stile e una iconografia ben distanti da quello spirito divertito e divertente sinora visto, e forse in questo sta la forza di un film che dimostra di essere un oggetto alieno rispetto al contesto generale e per questo ancor più prezioso e a rischio di fraintendimenti e incomprensioni, da parte degli spettatori avvezzi a storie, forse più convenzionali e riconoscibili, come quella di Simon Konianski.
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