Michael Moore colpisce ancora una volta gli USA con il suo stile irriverente e sarcastico, senza perdere l'occasione per tirare un'ennesima stoccata all'amministrazione Bush e ai Repubblicani.
Egli riesce a costruire una prima parte decisamente dura e feroce, molto attenta nel raccontare il sistema sanitario americano dalle sue origini fino ai suoi sviluppi negativi per la popolazione, che invano si affida alle assicurazioni per garantirsi delle cure, che paiono non così facili da ottenersi, ed è in questa analisi spietata che Moore dà il meglio di se, seppur si intraveda già quel compiacimento ricattatorio del dolore in primo piano attraverso l'infido zoom.
È nella seconda parte del film che il regista, nel contrapporre al sistema americano altri paesi, tra cui il sempre più evoluto Canada, quali oasi di felicità esistenziale, che si ha il sospetto di una certa faziosità a tratti ingenua, dettata dal suo spirito di contraddittore per eccellenza, che ne costituiscono il pregio ed il limite del suo cinema.
Moore pone delle domande, insinua dubbi, incertezze ed aiuta a riflettere e ad arrabbiarsi, anche se spesso scivola in un certo populismo, che si traduce in immagini rischiose e azzardate nel loro compiacimento retorico, tanto odiato dai suoi detrattori.
Egli riesce a costruire una prima parte decisamente dura e feroce, molto attenta nel raccontare il sistema sanitario americano dalle sue origini fino ai suoi sviluppi negativi per la popolazione, che invano si affida alle assicurazioni per garantirsi delle cure, che paiono non così facili da ottenersi, ed è in questa analisi spietata che Moore dà il meglio di se, seppur si intraveda già quel compiacimento ricattatorio del dolore in primo piano attraverso l'infido zoom.
È nella seconda parte del film che il regista, nel contrapporre al sistema americano altri paesi, tra cui il sempre più evoluto Canada, quali oasi di felicità esistenziale, che si ha il sospetto di una certa faziosità a tratti ingenua, dettata dal suo spirito di contraddittore per eccellenza, che ne costituiscono il pregio ed il limite del suo cinema.
Moore pone delle domande, insinua dubbi, incertezze ed aiuta a riflettere e ad arrabbiarsi, anche se spesso scivola in un certo populismo, che si traduce in immagini rischiose e azzardate nel loro compiacimento retorico, tanto odiato dai suoi detrattori.
2 commenti:
"Una certa faziosità a tratti ingenua" è una caratteristica comune ad altre pellicole di Moore, ma vale sempre la pena di vederlo per riflettere seriamente sulle questioni basilari da lui toccate.
Vedo film bellissimi da queste parti! Un bel blog :)
Grazie per il post e per l'apprezzamento :)
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