Forse uno degli ultimi capolavori del maestro Kitano insieme al successivo Zatoichi, Dolls attraverso la raffigurazione del teatro bunraku, di cui ce ne offre un esempio ad inizio film quasi a voler introdurre la prima storia che costituirà il filo conduttore delle altre vicende in esso rappresentate, è un film fortemente pittorico e simbolico, in cui lo sguardo si perde insieme all'animo.
Difficile non rimanere turbati dall'intensità dei sentimenti messi in scena attraverso una essenzialità e un impiego formale dell'ellissi visiva che rendono questo film doloroso nel suo declinare l'amore nelle sue sfaccetature, come forza assoluta e suprema dell'esistenza, contro cui non si può lottare e per cui è facile morire, dedicandosi, letteralmente sacrificandosi ad esso, lasciando alla fine quel senso di mancanza, di assenza anche qualora si sia apparentemente raggiunto un appagamento temporaneo di esso.
Kitano amplifica lo sguardo e quasi annulla la parola come nel suo precedente Silenzio sul mare, per lasciare a semplici gesti il compito di descrivere ciò che i suoi protagonisti percepiscono e sentono, senza per questo rinunciare a spunti ironici che fanno sorridere ma al tempo stesso commuovere chi li guarda.
Il rosso è il colore dominante nella sua evidenza e con esso le sue sfumature, con inevitabili implicazioni metaforiche che denotano con maggiore vigore il tema di fondo ed il percorso dei suoi protagonisti, teso ad un vagabondare senza meta, come figure fantasmatiche ree di non aver saputo seguire fino in fondo l'amore sin dall'inizio, seppur uno dei protagonisti insegua costantemente tale sentimento, ma senza per questo non subirne le conseguenze nefaste.
Non si pensi che Kitano voglia rinnegare l'amore, per quello ci pensiamo quotidianamente noi stessi, rifuggendo ogni sentimento per rifugiarci in facili sentimentalismi che costituiscono maschere semplicistiche che siamo ormai abituati ad indossare per poi svestirle al primo disappunto o ostacolo. Sicuramente questo film potrebbe aiutarci invece a ricordare l'importanza di questa forza superiore ed incontrollabile e come si possa cercare nel nostro quotidiano di recuperare attimi o momenti non solo per noi stessi, ma anche per l'altro o gli altri.
Un film difficile da affrontare e da visionare, che potrà scoraggiare i più, ma che sicuramente potrà far breccia nei cuori di coloro che vorranno lasciarsi guidare in questo percorso di dolore per poi rinascere forse un po' più coscienti e autoriflessivi.
Difficile non rimanere turbati dall'intensità dei sentimenti messi in scena attraverso una essenzialità e un impiego formale dell'ellissi visiva che rendono questo film doloroso nel suo declinare l'amore nelle sue sfaccetature, come forza assoluta e suprema dell'esistenza, contro cui non si può lottare e per cui è facile morire, dedicandosi, letteralmente sacrificandosi ad esso, lasciando alla fine quel senso di mancanza, di assenza anche qualora si sia apparentemente raggiunto un appagamento temporaneo di esso.
Kitano amplifica lo sguardo e quasi annulla la parola come nel suo precedente Silenzio sul mare, per lasciare a semplici gesti il compito di descrivere ciò che i suoi protagonisti percepiscono e sentono, senza per questo rinunciare a spunti ironici che fanno sorridere ma al tempo stesso commuovere chi li guarda.
Il rosso è il colore dominante nella sua evidenza e con esso le sue sfumature, con inevitabili implicazioni metaforiche che denotano con maggiore vigore il tema di fondo ed il percorso dei suoi protagonisti, teso ad un vagabondare senza meta, come figure fantasmatiche ree di non aver saputo seguire fino in fondo l'amore sin dall'inizio, seppur uno dei protagonisti insegua costantemente tale sentimento, ma senza per questo non subirne le conseguenze nefaste.
Non si pensi che Kitano voglia rinnegare l'amore, per quello ci pensiamo quotidianamente noi stessi, rifuggendo ogni sentimento per rifugiarci in facili sentimentalismi che costituiscono maschere semplicistiche che siamo ormai abituati ad indossare per poi svestirle al primo disappunto o ostacolo. Sicuramente questo film potrebbe aiutarci invece a ricordare l'importanza di questa forza superiore ed incontrollabile e come si possa cercare nel nostro quotidiano di recuperare attimi o momenti non solo per noi stessi, ma anche per l'altro o gli altri.
Un film difficile da affrontare e da visionare, che potrà scoraggiare i più, ma che sicuramente potrà far breccia nei cuori di coloro che vorranno lasciarsi guidare in questo percorso di dolore per poi rinascere forse un po' più coscienti e autoriflessivi.
4 commenti:
Bello, bello, belloooooo!!!
Forse lo abbiamo proprio visto insieme a Castelceriolo...
credo proprio di sì, perché è lì che l'avevo visto e recentemente rivisto in dvd...
Anche a me è paciuto moltissimo... Chissà rivederlo...
è sempre un'esperienza molto intensa... anche se al cinema fa tutt'altro effetto...
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